Raimondo di Sangro Principe di San Severo
Raimondo di Sangro (Torremaggiore, 30 gennaio 1710 – Napoli, 22 marzo 1771) è stato un massone, alchimista, ermetista, militare, letterato e accademico italiano.
Don Raimondo di Sangro settimo Principe di San Severo, Grande di Spagna, Duca di Torremaggiore, Gentiluomo di Corte, nel 1737 Sua Altezza il Re Carlo III di Borbone, lo nominò Gentiluomo di Camera con Esercizio e nel 1740 divenne Cavaliere del Supremo Real Ordine di San Gennaro. E’ stato una delle figure più affascinanti e complesse del panorama scientifico, artistico, massonico ed esoterico di tutto il settecento. Discendente di uno dei più antichi e blasonati casati del Mezzogiorno, annoverava il titolo concesso alla sua nobilissima famiglia di Grandi di Spagna, proprietari di innumerevoli feudi nelle Puglie (Sansevero, Torremaggiore, Castelnuovo, Casalvecchio di Puglia, Castelfranco ed altri minori) e, per ramo paterno, nella tradizione familiare si tramandava il prestigio di discendere in linea di sangue diretta da Carlo Magno 1.
L’infanzia, gli studi ed il primo periodo napoletano
Nacque da Antonio, Duca di Torremaggiore e dalla nobildonna Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona Sanseverino dei Principi di Piedimonte, la quale morì poco dopo averlo messo alla luce, nel Castello di Torremaggiore il 30 gennaio 1710 ed ivi, in virtù dei rapporti che legavano i due Casati, fu battezzato il successivo 2 febbraio dal Vescovo di San Severo, Mons. Carlo Francesco Giocoli dei Principi di Jadera 2 3 4 5.
La vita peculiare e fuori delle regole del padre, lo portò a crescere sotto la cura del nonno paterno Don Paolo Di Sangro VI Principe di San Severo, che rimase negli anni per il giovane Raimondo, guida e punto di riferimento. Compì i suoi studi in Roma presso la Scuola Gesuitica, ove dimostrò da subito la sua attitudine alla ricerca e l’amore per l’arte e le scienze. Rimase dai Padri Gesuiti fino al compimento del ventesimo anno d’età. Rientrato a Napoli nell’avito Palazzo, ereditò il titolo di Principe ed i relativi possedimenti per via della scomparsa del nonno paterno, fino ad allora capo della Casata. Nello stesso anno, sposò per procura la cugina quattordicenne, Carlotta Gaetani dell’Aquila d’Aragona, che viveva nelle lontane Fiandre, con la quale si congiunse solo sei anni dopo il loro matrimonio (nel 1736) quando terminate le vicissitudini belliche che attanagliavano quella parte d’Europa, lo raggiunse a Napoli. L’amore per l’arte e la musica, spinse il giovane Principe a commissionare al noto compositore e violinista Giovanni Battista Pergolesi la prima parte di un preludio scenico in onore delle sue nozze, ed anche Giambattista Vico dedicò loro un sonetto. Alla sua vita di militare, fu anche colonnello del Reggimento Capitanata e si distinse valorosamente nella battaglia di Velletri nel 1744 contro gli Austriaci, alternò fino a dedicarvisi completamente il suo Cammino di Studioso, Inventore, Umanista ed Ermetista. Vanno ricordati i suoi interessi nell’ambito della ricerca e degli studi. Appartenente all’Accademia de’ Ravvivati (con lo pseudonimo di “Precipitoso”) divenne poi con il nome di “Esercitato” membro attivo ed Accademico della Crusca adottando il motto “Esercitar mi sole” . Dedicò gran parte della sua esistenza all’Arte Regia. Questa sua propensione per gli studi chimici ed alchemici, contribuirono a creare la famigerata “legenda nera” che avvolgerà di una luce sinistra le gesta del San Severo, per lunghi anni. Questo pregiudizio, fu dettato dall’ignoranza di molti e dalle gelosie e dai timori, di quel ramo meno colto dell’Aristocrazia, che non comprendeva l’immensità del pensiero del Di Sangro 6.
Ricerche, scoperte ed invenzioni
Il Principe sin dalla giovane età dimostrò propensione per gli studi ed una profonda attenzione per le invenzioni, l’anatomia e la chimica. Fra le prime invenzioni, si ricordano quelle di natura militare, fra le quali realizzò un innovativo archibugio a retrocarica, anticipando la futura tecnologia di oltre mezzo secolo, ed un nuovo sistema bellico che consentiva di sparare proiettili con una cadenza di quattro secondi. A riprova del suo assoluto eclettismo, un curioso studio su tematiche diametralmente differenti, fu compiuto dal San Severo sui Quipu, una sorta di alfabeto ‘cromatico’ e strumenti di supporto per la memoria, usati dagli Inca e dalle civiltà precedenti nella regione andina. Molti studi furono volti alla chimica, ove il Principe produsse dei reagenti, che indurivano metallizzavano e pietrificavano materie e sostanze di consistenza molle. Altre ricerche furono indirizzate per lo studio di un innovativo procedimento per filare la seta ed alcuni processi per pigmentare il marmo bianco, donandogli uno stupefacente effetto cromatico atto a farlo sembrare una pietra preziosa. Don Raimondo Di Sangro, mise a punto anche un processo inverso, riuscendo a decolorare i lapislazzuli. Un invenzione importante della quale però il prototipo andò distrutto, pare durante dei lavori edili al Palazzo fu il Lume eterno, del quale rimangono però testimonianze in alcune missive e carteggi di Raimondo a studiosi ed alchimisti dell’epoca come l’Abbé Nollet à Paris. Il risultato, si sarebbe ottenuto creando una mistura prodotta dalla triturazione delle ossa di un teschio e con l’aggiunta probabile di una miscela a base di fosfato di calcio e fosforo ad altissima concentrazione. Tale miscela avrebbe avuto la caratteristica di portare avanti un processo di combustione estremamente lento e di consumare pertanto pochissima materia. Similare per tipologia fu l’invenzione del così detto “Carbone Alchemico”, una complessa mistura di più sostanze di origine vegetale ed animale, in grado di bruciare senza generare cenere. Le sue invenzioni sorpresero e meravigliarono tanto il popolino dei bassi, quanto la Corte e la più alta Aristocrazia delle Due Sicilie. Le cronache partenopee di quel tempo, narrano inoltre della creazione di un tessuto molto impermeabile con il quale fece confezionare due mantelle, una per se e l’altra per Sua Altezza il Re Carlo III di Borbone, con il quale assorto in importanti disquisizioni, passeggiava sotto la pioggia tra lo stupore dei napoletani. In oltre si dedicò a ricerche ed esperimenti di idraulica e meccanica, mettendo a punto la famigerata “carrozza marina”, con la quale procedeva sulle acque del Golfo e nel vicino lungomare, ove molti napoletani rimanevano fra il perplesso e l’esterrefatto per un progetto che apparve per i tempi bizzarro. L’invenzione che tanto apportò in termini di sviluppo della cultura e della diffusione di scritti esoterici, fu la realizzazione di una macchina tipografica per la stampa contestuale di più cromie, con la quale il Principe allestì una stamperia nelle cantine del suo Palazzo. Fra quelle che al tempo apparvero stranezze e per molti anche stregonerie, possiamo ricordare una riproduzione di una sostanza dal colore e dalla consistenza uguale al Sangue di San Gennaro contenuto nella Sacra Ampolla. Creò un utile e complesso sistema, per dissalare e potabilizzare l’acqua del mare, un’avveniristica carta ignifuga, pare composta da lana da una parte e da seta dall’altra. Un’applicazione che univa gli studi bellici a quelli del libero spirito fu legata a scoperte in ambito pirotecnico, ove il Di Sangro creò innovativi fuochi d’artificio policromi, inserendo nella gamma il verde, colore al quale il Principe donava massima valenza e ben ne conosceva la portata simbolica ed ermetica, essendo anche un fine studioso di Araldica. Una particolare attenzione dedicò il San Severo agli studi di anatomia, grazie ai suoi esperimenti applicati alla chimica. Il Di Sangro, riuscì a mettere a punto un sistema di ‘metallizzazione’ del sistema venoso, che volle applicare a due cadaveri, avvalendosi dell’aiuto del medico palermitano Antonio Salerno, con il quale crearono ‘macchine anatomiche’ per molti inquietanti, ma al contempo straordinarie, realizzate con due scheletri di un uomo e una donna, recanti arterie e vene perfettamente integre. Fra le altre invenzioni meccaniche, vi fu la realizzazione di un orologio animato con la foggia di drago, che indicava con assoluta precisione ore, minuti, giorni della settimana, nomi dei mesi e fasi lunari, che fece installare sul camminamento che collegava il suo palazzo alla Cappella di famiglia, andato però distrutto nel 1889 7.
La Cappella della Pietatella dei Di Sangro
Uno dei maggiori tesori d’arte della città di Napoli è la Cappella della Pietatella dei De Sangro, che giunta in eredità al Principe Raimondo, volle trasformarla in un capolavoro d’arte barocca ed uno scrigno di simboli Ermetici. Molto è stato scritto su questo capolavoro, che al pari di altri importanti monumenti definiti “libri di pietra”, racchiude un simbolismo ricco e complesso. L’attento occhio di un Iniziato, potrà cogliere la moltitudine di riferimenti Alchemici ed Esoterici racchiusi nella Cappella, che ad alcuni ha fatto rivivere per numerosi aspetti le geometrie sacre di un Tempio Massonico. Come molte Opere legate al San Severo, anche la decorazione di una Cappella Gentilizia, destò critiche e scalpore nella Napoli delle Due Sicilie, benché lumeggiata da fervore Illuministico, respirava ancora anche negli ambienti più alti, gli effetti di un clima ristretto e bigotto, che mal si prestava ai cambiamenti ed alle innovazioni, soprattutto se riguardanti un edificio religioso. Pochi compresero la grandezza del disegno e ancor meno seppero penetrare il “velato simbolismo” che questa opera d’arte racchiudeva. L’attenzione dei più fu catalizzata maggiormente sul poter rispondere al tremendo quesito, se per compiere tali capolavori, fossero state sacrificate vite umane, se quel veritiero Cristo Velato (opera dello scultore Giuseppe Sanmartino – 1753), non fosse in realtà un uomo pietrificato con stregonerie del Principe. Questo clima di superstizione ed ignoranza, allontanò dal significato reale dell’Opera e non fece riflettere sul vero messaggio della Cappella, sul senso dell’immortalità del’Anima, dell’Estetica vista e vissuta come compimento dell’Iter Iniziatico, dell’applicazione di studi e ricerche atti a plasmare la materia, per renderla serica ed armonica al fine di poter rasentare la Perfezione, proiezione ultima di ogni Cammino Iniziatico 8.
La Via Ermetica del Principe
Il Principe di San Severo fu la massima espressione del Pensiero Ermetico del ‘700 nel Regno di Napoli ed uno dei più illustri pensatori d’Europa. Le sue ricerche, dettate dal suo poliedrico acùme speculativo, lo portarono a spaziare dall’Alchimia alla Santa Scienza. Da alcune fonti pare che fu iniziato alla Libera Muratoria il 24 Maggio 1737 9, in seno alla Loggia “La Perfetta Unione“, divenne Maestro Venerabile nel 1744 10, passando per un percorso Liberomuratorio significativo e ricco di molteplici sviluppi, che ben presto lo designarono alla guida della prestigiosa Massoneria Napolitana definita Primaria Gran Loggia Nazionale, con la Dignità di Gran Maestro in data 24 giugno 1751 11. La sua impetuosa ricerca del vero e l’attitudine a plasmare materiali e sostanze, lo portò a voler imprimere a quanto a Lui trasmesso Iniziaticamente da un pensiero Latomistico di stampo Anglosassone, l’immenso bagaglio culturale umanistico, ma specificatamente Ermetico, che la cultura Mediterranea aveva sedimentato nei secoli in un crocevia fondamentale della Sapienza Arcana, quale la città di Napoli. Questi apporti sapienziali, ermetici e docetici, che giungevano dall’antico Egitto, passando per la Pitagorica Schola Italica e corroborati dall’apporto cabalistico, trasmesso nel tempo da comunità di ebrei presenti nell’area del golfo 12, indussero il Principe a creare all’interno della sua Loggia la Perfetta Unione, che già adottava il Sistema degli Alti Gradi della Massoneria Scozzese, un ulteriore “Circonferenza Interna“. In quel tempo infatti, esistevano a Napoli tre Logge, dette la Carafa, la Moncada e la Di Sangro della quale ne divenne Maestro Venerabile nell’anno 1744 13, che prendevano i nomi dai Venerabili Maestri che le dirigevano. Quella del Principe, contava ben 280 Fratelli 14, annoverando nel piedilista i nomi più illustri del Regno di Napoli. Il Gran Maestro quindi creò un “Cerchio Interno” che diede vita progressivamente agli Arcana Arcanorum, individuando i Fratelli più innanzi sul Cammino dell’Arte Regia, selezionandoli fra Massoni aristocratici ed appartenenti ai ranghi più elevati della gerarchia militare, unitamente ad esponenti all’alta nobiltà legata alla corte, che già operavano con gli Alti Gradi Scozzesi. Questo “Cenacolo Iniziatico“, che univa i migliori Ermetisti del Regno, prese il Titolo Distintivo di “Rosa d’Ordine Magno” 15. Il Cenacolo, era destinato esclusivamente a quanti avessero significative nozioni Ermetiche, volto a praticare una strutturata forma di Massoneria fortemente Operativa, la quale arricchita di un celato simbolismo e colma di molteplici aspetti Rituali vicini al mito Osirideo, generò il primo nucleo Iniziatico della nascente Massoneria Egizia. Questo sistema Massonico ristretto, nelle sue forme più complete e perfezionate, giungerà fino ai nostri giorni nell’arco dei secoli, ininterrottamente per continua Trasmissione Iniziatica, mantenendo la denominazione di Rito Egizio Tradizionale alla quale nel tempo si perfezionerà la dicitura con l’aggiunta di Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli. Il San Severo pertanto dimessosi nel 1751 dalla sua Dignità Ufficiale di Gran Maestro della Massoneria Napolitana, a causa di un editto Regio emanato dal Sovrano Re Carlo III di Borbone il 10 luglio 1751, volto a vietare la prosecuzione di Attività Massoniche nel Regno, poté dedicarsi con il suo ristretto numero di adepti a portare avanti un discorso più spirituale ed ermetico, un vero Cammino Iniziatico, diverso da quel modo di condurre la Massoneria in Napoli, che aveva sofferto di una profonda divisione interna, generata dall’enorme differenza di vedute che aveva portato ad una spaccatura netta nell’Istituzione, faticosamente ricongiunta dal Gran Maestro Di Sangro. Il Principe, da grande Iniziato, certamente non condivideva l’idea che in seno ad un Ordine Ermetico, così come lui lo intendeva, potessero sorgere diatribe profane. Quindi non appoggiando né l’operato di una frangia, composta prevalentemente da mercanti francesi ed inglesi e rappresentanti della borghesia e da sottufficiali dell’esercito Borbonico, né quello dell’altra ala Massonica, costituitasi nei migliori salotti dell’Aristocrazia Napoletana, attingendo agli Alti Ranghi dell’esercito e annoverando figure importanti della gestione amministrativa e politica del Regno. Le due realtà mal convivevano e l’indole più mutualistica dei primi e più politica e mondana degli altri, non erano certo in asse con il pensiero Ermetico del Principe, il quale intendeva la Massoneria, un Percorso di Luce e di Palingenesi. Questo realmente spinse Don Raimondo di Sangro a svincolarsi da un Cammino che da Massonico, rischiava di divenire meramente associativo, per crearne uno fortemente Operativo e Alchemico continuando così il suo Grande Magistero in seno al Rito Egizio Tradizionale operando con lo jeronimo Esercitato 16. Insieme ai suoi Discepoli darà vita alla “Scala di Napoli” una via Operativa Tradizionale, giunta fino ai nostri giorni in un ininterrotto tramando Iniziatico, la quale nel tempo donerà la Luce per gemmazione anche ed altre filiazioni a molteplici filoni, che si svilupperanno fra Lione, Bordeaux e Parigi generando nei lustri nuove importanti realtà Massoniche, che si diffonderanno nei due Emisferi. Don Raimondo di Sangro prima della sua morte avvenuta nel 1771, lasciò la guida del suo “Cenacolo Ermetico” e del Rito Egizio Tradizionale, al suo Primogenito e Discepolo Don Vincenzo di Sangro per linea diretta di sangue, che ne raccoglierà il Grande Magistero 17.
Testamento Olografo di Don Raimondo di Sangro, stipulato in Napoli il 7 Agosto 1770 depositato in copia presso gli Archivi del Rito Egizio Tradizionale:
“E poiché so che capo, principio e fondamento di ogni Legittimo e ben regolato Testamento è l’Istituzione del proprio Erede; perciò in primo luogo nomino, ordino e instituisco mio Erede Universale particolare il Duca di Torremaggiore D. Vincenzo di Sangro, mio dilettissimo Figlio primogenito già Casato, procreato in costanza di Legittimo Matrimonio colla Sig.ra Principessa D.a Carlotta Gaetani d’Aragona mia amatissima e stimatissima Moglie, perché a me succeda a tutti e qualsivogliano miei Beni, sien Feudali e titolati di qualunque titolo, sien Borgensatici e Allodiali, Stabili e Mobili, sien deni o in Casa o né Banchi esistenti, sien gioje, ori e argenti lavorati …”
Opere Pubblicate e Tracciate del Principe
- Costituzione delle Logge d’Inghilterra, Costituzioni qui (a Napoli) capitate, ma non per anco accettate (tradotte dal francese)
- Gli Statuti dei Tre Alti Gradi: Maestro Scozzese – Eletto – della “Sublime Filosofia” (Archivio Segreto Vaticano)
- Dissertation sur une lampe antique, trouvée a Munich en l’anée 1753. Ecrite par Mr. Le Prince de St. Sevère – Pour servir de suite à la prémière partie de ses lettres à Mr. l’Abbé Nollet òà Paris, sur une découverte qu’il a faite dans le Chimie avec l’explication Phisique de ses circonstances. A Naples, 1756 chez Morelli. Avec approbation.
- Epistola s SS. Benedetto XIV, dall’Istoria di G.G. Origlia
- Gran Vocabolario dell’Arte Militare della Guerra, Napoli 1742, Vol. 6
- Il Conte di Gabalì, Londra (Napoli). dal Pickard MDCCLI
- Lettera Apologetica dell’Esercitato Accademico della Crusca contenente la Difesa del libro intitolato: Lettere d’una Peruana per rispetto alla supposizione de’ Quipa scritta alla Duchessa si S… e dalla medesima fatta pubblicare, Napoli 1750.
- Lettera del Signor Don Raimondo di Sangro Principe di San Severo di Napoli, sopra alcune scoperte chimiche indirizzate al Signor Cavaliere Giovanni Giraldi Fiorentino riportate ancora nelle Novelle Letterarie di Firenze del MDCCLII.
- Lettres écrites par Monsieur le Prince de S. Sevère de Naples a Mons.r l’Abbé Nollet de l’Accadémie des Sciences a Paris, contenent la rélation d’une découverte qu’il a faite par le moyen de qualques expériences Chimiques e l’explication Phisique de ses circostance. Prémière partie. A Naples chez Joseph Raimondi, 1753. Avec approbation.
- Pratica più agevole e più utile di Esercizij Militari per l’Infanterie – scritte da Raimondo di Sangro Principe di San Severo e Colonnello del Reggimento di Capitananta in virtù del Real Dispaccio del 17 Settembre 1746 per Segreteria di Stato e Guerra. E dalla propria Sacra Persona del Re benignamente esaminata ed approvata nel 22Novembre dello stesso anno. Napoli, G. Di Simone, 1747.
- Supplica di Raimondo di Sangro Principe di San Severo, alla Santità di Benedetto XIV, Pontefice Ottimo Massimo, in difesa per rischiaramento della sua Lettera Apologetica sul proposito de’Quipu de’ Peruani, in Napoli per Salzano e Castaldo, con licenza de’Superiori MDCCLIIIl
Titoli ed Incarichi
- Settimo Principe di San Severo.
- Grande di Spagna di Prima Classe.
- Duca di Torremaggiore.
- Gentiluomo di Corte.
- Gentiluomo di Camera con Esercizio dal 1737 18.
- Cavaliere del Supremo Real Ordine di San Gennaro dal 1740 19.
- Principe di Castelfranco dal 1747 20.
- Marchese di Castelnuovo.
- Marchese di Castelvecchio.
- Barone di Fiorentino e di Dragonara.
- Utile di Cantigliano, di Torre e Porto di Fortore e di Sant’Andrea.
- Colonnello-Proprietario del Reggimento di Capitanata.
- Deputato del Sedile del Nilo dal 1751 21.
- 1° Sovrano Gran Hyerophante e Gran Maestro del Rito Egizio Tradizionale, in carica dal 1747 al 1770.
- Gran Maestro della Massoneria Napolitana.
- Venerabile Maestro della Loggia la Perfetta Unione.
Bibliografia
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- Mario Buonconto, “Viaggio fantastico alla luce del lume eterno. Le straordinarie invenzioni del principe di Sansevero”, Napoli, Alos, 2001
- Giuliano Capecelatro, Un sole nel labirinto, storia e leggenda di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero, il Saggiatore 2000, ISBN 8842807125.
- Elio Catello, Giuseppe Sanmartino (1720-1793), Milano, Electa 2004, ISBN 8851002255.
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- A cura di Domenico Vittorio Ripa Montesano Ristampa Anastatica degli Archivi Storici del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli®, Edizione Originale Riservata Napoli 1911 – Ristampa 2017 ISBN 9788894296419.
- Lino Lista, Raimondo di Sangro, il Principe dei veli di pietra, Bastogi 2005.
- Alberto Macchi, Irene Parenti, atto unico teatrale tra realtà e ipotesi, AETAS, Roma 2006, Note
- Clara Miccinelli, Il Principe di Sansevero, verità e riabilitazione, SEN 1982.
- Clara Miccinelli, Il tesoro del Principe di Sansevero, ECIG 1985.
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- Raimondo di Sangro (trad. di Elita Serrao dal francese), Il lume eterno (da Dissertation sur un Lampe antique trouvé à Munich en l’année 1753. Ecrite par M.r le Prince de St. Severe pour servir de fluite a la prémière partie de ses Lettres à M.r l’Abbé Nollet à Paris), Bastogi 1993.
- A Cura del Sovrano Gran Hyerophante Generale e Gran Maestro Fratello Logos,“Rito Egizio Tradizionale Storia Riti e Miti”– Napoli 7 Luglio 2017 – Ed. Riservata ISBN 9788894296433.
- Lina Sansone Vagni, Raimondo di Sangro Principe di San Severo, Bastogi 1992. ISBN 8886452209
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- Domenico Vittorio Ripa Montesano,“Origini del Rito Egizio Tradizionale” – Quaderni Egizi di Loggia – Ed. Riservata, Napoli 2016, ISBN 9788894296488.
Galleria
© Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli® – 2018. Agg.to del 01/09/2023 E∴V∴
Note
- Alessandro Coletti, Il Principe di Sansevero, De Agostini 1988.
- Vescovo Mons. Carlo Francesco Giocoli dei Principi di Jadera (vedasi voce in Wikipedia).
- Fede di Battesimo di Don Raimondo di Sangro. Libro dei battezzati – Foglio 60; Chiesa Matrice di San Nicola di Torremaggiore: Anno Domini millesimo septingentesimo decimo, die secunda Fcbruarii. Illustrissimus, ac Reverendissimus Episcopus S. Severi Carolus Franciscus Giocoli baptizavit domi Infantem natum ex Excellentissimis Dominis D. Antonio de Sangro, et D. Caecilia Gaetana ab Aragonia e Ducibus Terrae Turrismajoris et conjugibus; cui infanti impositum est nomen Raimundi Mariae
- Cav. Erasmo Ricca Istoria de’ feudi d’Italia intorno alle successioni legali ne’ medesimi, con documenti de’ pubblici archivi, vol. I Stamperia di Agostino de Pascale Napoli, 1861 – Vedasi p.231
- Ciro Panzone, L’Eredità del Castello Ducale di Torremaggiore. Foggia, Leone editrice, 1993, pag. 238.
- Virginia Zamparelli, ‘O Principe. Storia e leggende. Napoli, Alos, 2001.
- Mario Buonconto, Viaggio fantastico alla luce del lume eterno. Le straordinarie invenzioni del principe di Sansevero. Napoli, Alos, 2001.
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- Archivi Storici del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli – Edizione Riservata Napoli 1911 – Ristampa Anastatica a cura di Domenico Vittorio Ripa Montesano 2017 ISBN 9788894296419.
- Giuseppe De Blasis, Le prime Logge dei Liberi Muratori a Napoli, pag. 249 in Archivio Storico per le Province Napoletane – Napoli anno XXX 1905
- Archivi Storici del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli – Edizione Riservata, Napoli 1911 – Ristampa Anastatica a cura di Domenico Vittorio Ripa Montesano, 2017, ISBN 9788894296419.
- Archivi Storici del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli® – Edizione Riservata Napoli 1911.
- Domenico Vittorio Ripa Montesano, “Raimondo di Sangro Principe di San Severo primo Gran Maestro del Rito Egizio Tradizionale” – Ed. Riservata Napoli 2011 ISBN 9788894296402.
- Giuseppe Giarrizzo, I Liberi Muratori di Napoli nel Secolo XVIII Società Napoletana di Storia Patria, pag.484 ISBN 88-8044-047-0.
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- Ruggero di Castiglione, La Massoneria delle Due Sicilie Vol II, E i Fratelli Meridionali del ‘700, pag. 43, Gangemi Editore 2006 ISBN 9788849213799.
- Clara Miccinelli, E Dio creò l’uomo e la Massoneria, Genova E.C.IG 1985 pag.115-7.